MR: «Bernasconi? Bernasconi, sarai mica di Bergamo? Come mai un bergamasco come te decide di scrivere un romanzo ambientato a Napoli?».
MB: «Bergamasco a me? Senti, già la vita di un Bernasconi a Napoli è abbastanza dura, vedi di non mettertici anche tu! Giusto per darti un’idea: io sono quarantatré anni che per i miei concittadini “appartengo ai materiali elettrici” … Eh sì, perché con quel cognome nella mia città ci sono sì e no tre gruppi familiari, e uno di questi gode di notevole notorietà come grossista di materiali elettrici, appunto. Così, da quando ho memoria, qualunque cosa faccia mi sento ripetere sempre la stessa frase: “Bernasconi… ma lei non è di Napoli…” “Beh, a dire il vero sì…” “Ahhhh, allora appartiene ai materiali elettrici!”
Eh sì, mio padre è un neon e mia madre una lampadina a led, che ci vuoi fare … Il fatto è che Napoli sarà pure diventata una metropoli, ma al napoletano risulta sempre incredibile, conoscendo qualcuno, non avere un punto di contatto, un motivo per cui ci si sia già conosciuti, un proprio parente trisavolo che in un secolo trascorso avrà pur dovuto avere a che fare in qualche modo con uno dei tuoi.»
Inizia così l’intervista con Michelangelo Rufo che svela tutti i retroscena del libro “Tutti Liberi” e non solo.
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